Enzo Gruosso tra tormento e sentimento

La forza espressiva di Enzo Gruosso è senza dubbio la sua grande capacità di penetrare i colori e di coglierne le sfumature, le vibrazioni e le sensazioni più profonde che poi riesce a trasmettere con quella capacità, o meglio quel dono, che solo gli artisti posseggono.

Il dispiegarsi del colore sulla tela si concretizza in una narrazione quasi impercettibile ma sicuramente presente. L’equilibrio dei toni, anche quando sembrano apparentemente forti, non sfocia mai nel cerebrale o nel sensazionale a tutti i costi così cosi come le note di quell’altro sublime mistero che è la musica. Se gli chiedi il perché di questo cromatismo fantasmagorico, di quelle sciabolate di bianchi e di azzurri, di quello “sciabordare” di frammenti di luce pura, risponde con l’ingenuità di un fanciullo di non avere un perché, o meglio di non sapere il perché di questo suo modo di esprimersi, per lui del tutto spontaneo e naturale.

Pittura senza tempo la sua, senza inquadramenti di mode o di maniere espressive troppo scontate. Di lui artista dice: “non so cosa mi abbia spinto a dipingere in questo modo dopo un lungo periodo di figuratismo.

So solo che oggi per me questa forma espressiva è come l’aria, e che senza di essa mi sembrerebbe di vivere al buio”. Dicevamo del racconto (nelle sue opere)che a volte si fa più percettibile, come se sotto ogni macchia di colore vi fosse un tracciato, una matrice, forse un percorso appena iniziato o inesorabilmente chiuso. Ed è in questo dissidio la vera essenza dell’arte di Enzo Gruosso. Un dissidio profondo, inquieto, così come dev’essere la sua anima. Dovessi immaginare paragoni, in arte comunque sempre azzardati o artificiosi, direi che Gruosso è la sua arte e la sua are è immagine di se stesso. Dicevamo del racconto, che si fa interessante quando le sfumature di colore riescono a tessere trame sottili che arrivano ad una narrazione misteriosa. A volte ti sembra di scoprire un volto, altre volte cieli in bufera, oppure le serenità di un mare placido, come quel mare che in uno squarcio di roccia si apre davanti la sua casa di Lipari, nell’arcipelago delle Eolie, che egli ha voluto chiamare Tania in ricordo della sua unica figlia strappatagli da un destino crudele appena dopo le sue tredici spensierate primavere. Qualcuno vuol far risalire il suo modo espressivo a questa ferita insanabile: ma importa forse qualcosa? Ciò che importa è la sua grande capacità di trasmettere, attraverso le sue opere, non i suoi tormenti d’animo, ma la sublimazione di essi nella loro più pura espressione d’arte. Pittura senza tempo, ma anche senza spazio. Nella spazialità della sua pittura si avverte un racconto sottile che forse riporta alla memoria.

Ogni sua opera diventa quindi un viaggio nel suo io, e diventa parte di sé, del suo vissuto, ma anche forza e coraggio di guardare e andare avanti. Colore e forme come energia allo stato puro, senza nulla di ricercato, di volutamente stabilito e pur sempre in perfetto equilibrio, anche se questo giuoco tra colore e forma racconto, memoria e sentimento non è certo facile. Insomma nella sua pittura nulla è costruito ma tutto scaturito da una ispirazione pura e profonda, inesplorata ed inesplorabile. In genere le sue opere sono senza titolo perché nulla egli vuole imporre, lasciando la libertàdi interpretazione a chi osserva. Può piacere e non piacere questo modo di fare pittura, senza mezze misure. Una cosa comunque è certa, e cioè che al di fuori di ogni moda, di regole codificate, di sollecitazioni immancabili di facili profeti o imbonitori di mercato, Gruosso continua a vivere serenamente la sua avventura tra luce, colore e sentimento. Cresciuto a Minturno , paesino di terra laziale a lembo di quella campana, Enzo Gruosso ha conservato la semplicità e l’onestà contadina dei suoi avi emigrati in Svizzera. Di elvetico ha rigore morale, la precisione dei gesti, la maniacalità della pulizia ( il suo studio è uno specchio sempre tirato a lucido!). A Lipari deve una riconquista serenità in quel tranquillo eremo della collina di S. Salvatore: la casa Tania, dolce e fiorita, col giallo intenso delle ginestre, il profumo dei cisti, il rincorrersi nella giuncaglia dei conigli selvatici, i voli del gheppio e falco pellegrino, la pietra spaccata della montagna che apre unafinestra sul mare come a dire: forse c’è un altro mondo, ma è tanto lontano.

Bruno Rubino